giovedì 10 novembre 2011

Concordo

Josefa Idem, campionessa italiana di canoa, ha scritto un interessante articolo sulla Gazzetta a proposito della biografia di Zlatan Ibrahimovic, attaccante del Milan.
Poche righe che sottolineano quanto l'informazione di oggi faccia un pericoloso doppio gioco, deresponsabilizzandosi completamente.
Di seguito, tra virgolette, l'articolo.

"A costo di passare per moralista noiosa, trovo sbagliata la chiave di lettura che in questi giorni si dà del libro in uscita di Ibrahimovic. Voglio chiarire subito: del campione granitico che Ibra è, della grinta e della determinazione che lo contraddistinguono, ho grande rispetto.

Tuttavia, mettendo troppa enfasi, com'è successo con le recenti anticipazioni, sulle sue bravate "facevo anche 325 chilometri all'ora" e sulle sue bevute, passa un messaggio sbagliato verso i giovani. E questo in un momento in cui c'è piuttosto bisogno di messaggi e modelli positivi e costruttivi.

Quante volte leggiamo nei giornali di ragazzi in coma etilico, di incidenti causati da giovani per eccesso di velocità e consumo di alcool! Quante volte condanniamo questo stile del sabato sera, quante volte ci chiediamo impotenti come poter porre rimedio, per poi leggere in caratteri cubitali che proprio questo atteggiamento passa per "ganzo" perché assunto da un campione sportivo come Ibra. Forse è soltanto una mia impressione, ma sembra quasi che lui abbia vinto, nello sport e nella vita, grazie e questa condotta. Invece è esattamente il contrario: ce l'ha fatta nonostante quei comportamenti.

E purtroppo non finisce qui perché poi ci sono anche le polemiche su Guardiola, frutto e promotore allo stesso momento del sistema Barcellona che è il Modello per i valori che lo sport può esprimere perché garante di grandi prestazioni in una cornice esemplare di correttezza e fair play. Insomma, dove andiamo a finire se ci deve ispirare chi ridicolizza una persona come Guardiola che non è mai sopra le righe, né con le parole né coi comportamenti?

Credo che vada fatta chiarezza. Condannando i ragazzi spacconi e non prendendo le distanze dalle rivelazioni di Ibrahimovic forniamo un alibi a comportamenti scorretti e troppe volte pericolosi.
Se poi ridicolizziamo persino gli esempi positivi alimentiamo un mondo dai valori capovolti. E visti i tempi che corrono non è proprio ciò che ci vuole."

Articolo scritto per la Gazzetta dello Sport - Tutti i diritti sono riservati.

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